Autunno nel PNALM

Autunno nel PNALM

Il giorno dopo aver svolto una bellissima escursione, mi viene sempre da pensare al venerdì pomeriggio, precisamente alle ore 19.00, quando termina la settimana lavorativa e pensando al weekend montanaro che mi aspetta l’espressione del mio volto cambia, si distende e si arricchisce come fosse l’inizio di un giorno fantastico, ma in realtà è la fine di una settimana di noiosa routine.

Siamo in autunno, la natura prima di congedarsi per il rinvigorente riposo invernale, ci saluta vestendosi di un abito dalle calde colorazioni giallo-rossastre;  ogni pianta la esprime con gradazioni diverse regalando paesaggi di inestimabile bellezza.

Suona la sveglia, sono le ore 5.00 del mattino è sprizzo di gioia ed energia da tutti i pori, pazzesco!. Dopo una adeguata colazione ed essermi accertato di aver preso tutto l’occorrente, scendo le scale ed entro in macchina aspettando la mia fedele compagna di avventure. Finalmente si parte, due ore di viaggio e la nostra giornata potrà avere inizio nei meravigliosi boschi del Parco Nazionale d’Abruzzo.

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L’ex segheria all’ingresso della Val Fondillo. Dietro il Monte Marsicano

Il sentiero scelto è l’F1 che da Val Fondillo (1080 m s.l.m.) conduce sulla vetta del Monte Amaro (1863 m s.l.m.), una panoramica cresta che si incunea tra il Monte Marsicano (vetta più alta del Parco) e le rocciose creste della Serra delle Gravare.

Il tempo è variabile, prevalentemente nuvoloso, ogni tanto il fitto manto di candide nuvole si lascia penetrare la fasci luminosi che illuminano piccole aree di bosco o di prato. Giochi di luce che stimolano l’immaginazione del fotografo che a tutti i costi vuole immortalare quel momento per condividerlo con amici, familiari o semplici lettori del proprio blog personale.

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Val Fondillo

Dopo circa mezz’ora di cammino entriamo nel fitto bosco di faggi che in gran parte ha già perso le foglie, formando così un soffice tappeto naturale che attutisce i nostri passi come fosse un morbido materasso. In sentiero è in costante ma non ripida salita e si sviluppa sulla dorsale ovest del Monte Amaro. L’indicazione alla base del sentiero segnala che la vetta dista sole due ore di cammino, ma con un semplice sguardo d’intesa e io e la mia compagna di viaggio sappiamo già che la bellezza della natura ci catturerà a tal punto da prolungare, e di molto, il tempo necessario alla conquista della vetta. “Tizià hai portato la torcia?”, “Si si l’ho portata!”; sappiamo entrambi che rischiavamo di fare notte :).

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Bosco di faggi in veste autunnale durante la salita.

Dopo circa due ore di salita nella faggeta gli alberi cominciano a diradarsi. Qui le temperature solo più rigide ed i venti più impetuosi, lo si nota dal portamento più prostrato e contorto dei faggi. Da ora gli alberi lasciano il posto ai prati primari di alta quota, dove riescono a svilupparsi soltanto alcune specie di arbusti come il Ginepro nano ed il Pino mugo, oltre alle tante specie erbacee, prevalentemente della famiglia delle graminacee. Questo è anche il regno del Camoscio appenninico (Rupicapra pyrenaica ornata) che il questa stagione comincia ad abbandonare le pareti rocciose per pascolare ai margini dei boschi e nei prati sovrastanti ad essi. Il Monte Amaro vanta una nutrita colonia di questi meravigliosi animali, di fatti ne incontriamo subito qualche esemplare proprio ai margini del sentiero.

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Un magnifico esemplare di Camoscio ai margini della faggeta.

Proseguiamo il cammino dopo esserci coperti per bene visto l’incalzare di un fresco e sostenuto vento spirante da nord, e dopo aver osservato per qualche altro minuto il camoscio intento a pascolare insieme a qualche altro esemplare. Giunti sulla lunga cresta del Monte Amaro si apre il paesaggio a 360°. Da questa posizione privilegiata è possibile godere di una meravigliosa visuale su tutti i principali massicci montuosi che compongono il Parco d’Abruzzo. Dal Marsicano al Petroso, dalle creste di Monte Tranquillo al lago di Barrea, davvero uno spettacolo da mozzare il fiato.

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La cresta di Monte Amaro. In basso il borgo di Opi.

Proseguiamo il cammino e man mano che saliamo il vento si fa sempre più forte. Facciamo un’ulteriore sosta per coprirci meglio, sfoderiamo tutto il nostro arsenale di materiale tecnico per fronteggiare al meglio il vento gelido che a volte rende difficile anche mantenere l’equilibrio. La cresta del Monte Amaro è composta da un’anti-cima ed una cima, quasi alla stessa quota, mi fa pensare ad una sorta di grande cammello all’interno della più bella delle oasi nel deserto. Lentamente procediamo consapevoli che la cime è ormai quasi raggiunta, qui il sentiero si fa più impervio e si snoda tra le candide ed acuminate rocce calcaree. E’ proprio qui che ancora una volta incontriamo un più nutrito branco di camosci intenti a brucare sul versante sud della cresta, ben al riparo dal vento gelido.

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Branco di Camosci intenti a bruca nei prati sotto la cima di Monte Amaro

Dopo quest’ultima sosta puntiamo dritti verso la cima che ormai è dinanzi i nostri occhi. Un ultimo gradino roccioso e ci siamo, finalmente il vetta pieni di gioia, oltre che infreddoliti, dalla quale possiamo lanciare il nostro sguardo in ogni direzione ed emozionarci per un’altro piccolo traguardo raggiunto, questa si che è vita!. Dopo aver svolto il rituale bacio della croce e fatto una fotografia come ricordo, il nostro pensiero si sposta totalmente nel trovare un buon punto riparato e consumare il nostro meritato panino con frittata patate e cipolle, che bontà!.

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I compagni di viaggio in vetta. (fotomontaggio 🙂 )

Terminato il pranzo rinvigorente e ri-energizzante, zaino in spalla, e ci rimettiamo in cammino per tornare in dietro verso la Val Fondillo. Il ritorno è ancora un susseguirsi di scorci, soste per osservare panorami, bacche, foglie variopinte ed abbracciare colossali alberi che troneggiano nel bosco come custodi di questo meraviglioso regno vegetale. Qui mi torna in mente una meravigliosa frase di Rousseau che calza perfettamente alla percezione che ho avuto di questa giornata immerso nella natura: ” Amo osservare la natura dipingere ciò che vedo”. Una giornata autunnale meravigliosa che porterò per sempre in uno dei tanti cassetti dei ricordi che la mia mente conserva con tanto amore. Dedico l’ultima foto di questo reportage al Monte Amaro, che di amaro ha solo l’obbligo di dover andar via dalle sue sinuose e colorate pendici.

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Pendici del Monte Amaro di Opi.